La CGIL a Rimini

Le origini della Camera del Lavoro di Rimini

Era il 23 settembre 1903, quando un nucleo sindacale di ferrovieri convocò la prima riunione costitutiva alla quale presero parte rappresentanti delle varie leghe cittadine di lavoratori (calzolai, fornaciai, camerieri, cuochi, fornai, facchini, tipografi, macellai, barbieri, fiammiferai, infermieri).
Una settimana più tardi la Camera del Lavoro di Rimini veniva formalmente costituita attraverso l’approvazione dello Statuto in cui si dichiarava che lo scopo del nuovo organismo era quello «di difendere gli interessi dei lavoratori» e di «servire d’intermediaria fra l’offerta e la domanda di lavoro, facilitando e procurando un conveniente collocamento dei lavoratori d’ambo i sessi, e stipulando, all’occasione, le relative contrattazioni con speciali cautele quando si tratta del lavoro degli apprendisti».
Fra le lotte rivendicative più significative di quegli anni vanno ricordati gli scioperi dei fornaciai (durato ben 16 giorni nell’estate del 1910) e quello dei tipografi. La funzione della Camera del Lavoro come centro propulsore dell’attività sindacale in quello scorcio d’inizio secolo è testimoniata anche dal numero degli iscritti che nel 1913 raggiunse la riguardevole cifra di 1200 unità.

Il primo dopoguerra
Tuttavia, analogamente a quanto avveniva sul piano nazionale, era nel primo dopoguerra che l’organismo camerale riminese attingeva ad uno sviluppo ancor più considerevole arrivando a raggruppare, nel 1920, ben 58 organizzazioni di categoria per un totale di circa 5000 iscritti. In quel periodo particolarmente significative furono le attività rivendicative che toccarono i settori di maggior rilievo del lavoro cittadino, ossia i ferrovieri e i contadini.

Il fascismo
Ma sotto l’incalzare della marea montante del fascismo anche l’organizzazione sindacale riminese doveva in breve tempo sciogliersi. Ne a nulla valse, nel marzo del 1922, la costituzione dell’Alleanza del Lavoro alla quale aderirono la sezione del Sindacato ferroviario e la Camera del Lavoro nell’ultimo disperato tentativo di difendere le organizzazioni democratiche e le faticose conquiste dei lavoratori. L’ultima manifestazione libera del sindacalismo riminese si svolse il 1° Maggio 1922 con un imponente corteo cittadino attraverso le vie di Rimini.

La guerra
La rinascita del sindacalismo democratico riminese avveniva nell’autunno del 1944, all’indomani della liberazione della provincia di Forlì dal giogo nazifascista: la ricostituzione della Camera del Lavoro era decretata nel Novembre 1944 dal CLN.
In quegli anni, di fronte ad una cittadina provata e distrutta dai bombardamenti, la Camera del Lavoro si pose come strumento essenziale per la ricostruzione economica riminese. Le lotte bracciantili e mezzadrili, la ricerca di un modello economico adeguato alla realtà sociale riminese, l’elaborazione del <<Piano del Lavoro>> furono alcuni fra gli aspetti che contraddistinsero l’azione delle forze sindacali negli anni del secondo dopoguerra. Tale azione si inseriva in un tipo di sviluppo economico che andava contraddistinguendo il riminese dal resto della provincia.

L’autonomia
Non a caso la Camera del Lavoro di Rimini acquisiva la sua definitiva autonomia territoriale nel 1952. Dal 25 al 26 Ottobre di quell’anno, infatti, si svolse il 1° Congresso circondariale unitario che sanciva la trasformazione della Camera del Lavoro di Rimini in Camera Confederale del Lavoro. Ad essa confluirono la varie Camere del Lavoro locali. La raggiunta autonomia della Camera del Lavoro riminese, stante a testimoniare la presa d’atto, da parte del mondo del lavoro, della peculiarità che differenziava il riminese dal resto della provincia di Forlì, consentiva al mondo sindacale locale di adeguare la propria iniziativa ad una situazione economica e sociale in rapida trasformazione.

Per approfondimenti vedi anche :

«100 anni della Camera del Lavoro di Rimini» a cura di Maria Teresa Zangara – Prefazione Guglielmo  Epifani – Ed. EDIESSE