L’ultimo rendiconto sociale dell’INPS sulle prestazioni pensionistiche della provincia di Rimini conferma ciò che denunciamo da tempo: un sistema previdenziale sempre più iniquo, che alimenta diseguaglianze profonde tra uomini e donne, negli importi come negli accessi al pensionamento. Nel 2024 i pensionati nel riminese sono circa 87.000, di cui 42.105 uomini e 44.845 donne. Gli importi medi delle pensioni si collocano tra i più bassi della regione, riflesso di un mercato del lavoro segnato da precariato, stagionalità, part-time involontari, lavoro nero e grigio, e retribuzioni troppo basse. A Rimini la pensione arriva… dopo e bassa. A causa di queste distorsioni occupazionali, a Rimini si va in pensione con un’età media di 63 anni e 7 mesi, la più alta dell’intera Emilia-Romagna. Un primato che nessuno vorrebbe vantare. A questo si aggiunga il fatto che in provincia di Rimini, secondo dati INPS rielaborati da IRES, il 28,7% dei beneficiari di pensione percepisce meno di 1.000 euro al mese, una quota quasi dieci punti sopra la media regionale del 19,8%; un ulteriore primato negativo per i pensionati del nostro territorio. Donne penalizzate: meno pensioni, più ingiustizie. Nel settore privato, l’importo medio mensile lordo delle nuove pensioni di anzianità, liquidate nel 2024, è di 1.376 euro per le donne contro 2.073 euro per gli uomini, mentre la media regionale è più alta di diverse centinaia di euro. La differenza di genere resta profonda: le donne percepiscono tra il 27% e il 30% in meno rispetto agli uomini, sia nel pubblico che nel privato. Pensione anticipata: ma per quanti? Le restrizioni introdotte dal Governo con le ultime leggi di bilancio sulle pensioni anticipate — come Quota 103 o Opzione Donna — hanno reso sempre più difficile accedere al pensionamento. Nel 2024, in tutta la provincia di Rimini, appena 64 donne hanno potuto usufruire di Opzione Donna e solo 91 lavoratori della cosiddetta Quota 103 (62 anni d’età e 41 anni di contributi). Un sistema che promette flessibilità e genera, invece, esclusione. Drenaggio fiscale: una beffa che non trova soluzione. I pensionati subiscono una progressiva perdita del proprio reddito, dovuta sia alla mancata restituzione del drenaggio fiscale — l’aumento della tassazione legato all’inflazione — sia al taglio sulla rivalutazione delle pensioni. Per una pensione di circa 1.700 euro netti al mese, la perdita permanente nel biennio 2023–2024 è di circa 600 euro. Nella provincia di Rimini le pensioni colpite da questi tagli sono oltre 27.000. Aumenti: con i prezzi che corrono non bastano nemmeno per un cappuccino e un bombolone. Secondo i Segretari generali SPI e UILP UIL: “Le pensioni minime, nel prossimo anno, vedranno un “aumento” di appena 4 euro al mese: un insulto più che un aiuto. Centinaia di persone nella nostra provincia vivono con assegni di poche centinaia di euro: cifre che non permettono una vita dignitosa. ”Inoltre, affermano: “Di fronte al continuo impoverimento dei pensionati e a un sistema previdenziale sempre più ingiusto e da cambiare, diventa urgente riaprire il confronto con il Governo per ottenere pensioni dignitose, giuste e sostenibili per i pensionati di oggi e per quelli futuri.”
Rimini, 30/10/2025SPI CGIL – Roberto Battaglia | UILP UIL – Antonello Cimatti
Scarica qui il report IRES CGIL
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